Piccoli suggerimenti di lettura…

Articoli con tag ‘terrore’

Edgar Allan Poe – I racconti del mistero, dell’incubo e del terrore

poeracconti

Il gatto nero, La caduta della Casa Usher, L’uomo della folla, I delitti della Rue Morgue: sono soltanto alcuni dei migliori racconti creati dalla penna di uno degli scrittori più ispirati ma anche più incompresi della storia della letteratura. Poe, poeta visionario e “maledetto”. Visioni oniriche, creature soprannaturali, castelli, abbazie e tanto altro ancora nei suoi racconti. Che ci mettono di fronte ai lati più oscuri della mente, alle inquietudini che da sempre accompagnano l’uomo nel suo cammino. Nella brevità di ogni singolo racconto trova compiuta espressione un piccolo mondo a sé stante, un mondo fatto di sogni, simboli e rivelazioni inaspettate. Episodi che spesso lasciano il lettore sospeso a metà, con più interrogativi di quanti non riescano a risolverne. E poi ancora donne straordinarie e affascinanti (come Ligeia e Morella, protagoniste degli omonimi racconti) – nelle cui descrizioni si può leggere una bellissima anticipazione dei motivi vampireschi della produzione letteraria immediatamente successiva a Poe –, mascherate teatrali e grottesche (ne La mascherata della Morte Rossa e in Re Peste), presenze metafisiche e terribili (L’ombra). Tutto crea un’atmosfera senza tempo, sospesa nel breve spazio della visionarietà di un sogno, un’atmosfera che rievoca i fantasmi del doppio di Stevenson e Wilde. Una produzione geniale, quella di Poe, tutta da scoprire. O ri-scoprire. 

Mary Shelley – Frankenstein

frankenstein

Composto di getto e quasi per gioco da una giovanissima Mary Shelley, Frankenstein o il Prometeo moderno – questo il titolo completo – si annovera tra i più classici romanzi gotici. Nella narrazione delle disavventure del dottor Frankenstein, si uniscono e si intrecciano tutti gli ingredienti del gotico: terrore, suspense, senso dell’orrore. Affascinato dal potere della scienza, Frankenstein è convinto di poter ridare vita alla materia ormai morta. Invece non crea altro che un “mostro” (come viene più volte definito nel romanzo), una creatura pericolosa e incontrollabile. Colpevole, come un nuovo Prometeo, di aver voluto travalicare i limiti della natura e dell’esistenza umana, verrà inesorabilmente trascinato alla rovina dalla sua stessa creatura. Il desiderio, insito nella natura dell’uomo, di rendersi immortale, di sfidare la caducità del tempo e la corruzione della materia è un divieto che non può essere infranto. Perché una volta contravvenuti alla suprema legge della natura, ciò che ne deriva può essere soltanto dolore e distruzione. Neanche l’uomo può sconvolgere questo ordine prefissato, malgrado abbia dalla sua i potenti mezzi della scienza. Ed è per questo che, al di là di una fantastica creazione di un vero e proprio mito letterario, il romanzo di Mary Shelley è anche una riflessione sul destino dell’uomo e sul suo posto nell’universo. Un universo che si rende inafferrabile proprio nel momento in cui pensiamo di averne compreso i segreti più nascosti.