Il teatro elisabettiano porta alla ribalta un altro personaggio tragico per eccellenza: il Dottor Faust. Marlowe ha il merito di essere stato il primo a mettere in scena la “tragica storia” – volendo parafrasare il titolo completo dell’opera in lingua originale – del leggendario sapiente tedesco, di fatto ponendosi come ispiratore di una serie di opere successive, teatrali e non (come quelle di Goethe e di Thomas Mann, soltanto per citarne alcune). Ridotta all’osso, la trama di questa storia propone – o meglio ri-propone – il contrasto tra le forze del bene opposte a quelle del male, tradizionalmente identificato in quella creatura diabolica che è Mefistofele. Faust, in cambio della sapienza assoluta ed eterna, rinuncia alla scienza, alla filosofia e alla teologia, e stringe il cosiddetto patto col diavolo. Consapevole di aver perduto per sempre la propria anima e la possibilità di salvarsi, Faust nei suoi grandi monologhi alterna momenti di risolutezza ad altri di disperazione. Marlowe è un maestro nel raffigurare questo personaggio “maledetto”, perché incentra i cinque atti della tragedia sui meccanismi interni ed esterni a Faust stesso, che lo portano alla caduta e alla perdizione eterna. E a magistrale conclusione si pone la scena finale: allo scoccare della mezzanotte, ora mistica e simbolica, si spalancano le porte dell’inferno per il sapiente che troppo ha ardito avvicinarsi a ciò che è al di fuori della portata dell’uomo.
Christopher Marlowe – Il Dottor Faust
4 marzo 2009
Rispondi